Comiso, 2019
“Il ricordo dell’equilibrio dell’umiltà”
La proposta si compone di pochi riconoscibili elementi: il tetto, il basamento, la cella, i piloni angolari.
Il principio guida è stato quello di de-costruire gli elementi classici ri-impiegandoli al fine di ottenere una spazialità densa di un ordine profondo, capace di definire, un vero e proprio tipo edilizio. La forma, infatti, definita dal rapporto tra le parti, diviene rappresentativa del carattere dell’edificio e strettamente riferita alla sua destinazione.
Il basamento come elemento di fondazione e al contempo di elevazione dell’edificio ad un piano ultraterreno.
Gli spazi interni articolati come parti di un tempio votivo, con la presenza di quattro pilastri angolari.
La cella centrale è assimilabile ad un naos e costituita principalmente dalla volumetria dei loculi.
Si genera un ambiente volutamente buio, illuminato da un grande lucernario posto in alto che possa conferire un’atmosfera di sacralità. Il tetto è dunque rappresentato direttamente dal fazzoletto di cielo che si può intravedere alzando lo sguardo e si solleva al di sopra dei quattro piloni in maniera tale da evidenziare con chiarezza didascalica la struttura.
Il progetto vuole esprimere un’idea di architettura che riconosca la cultura contemporanea a cui appartiene, inserendosi in un luogo con cui sia capace di instaurare un rapporto. Questo senza mai rinunciare all’applicazione di regole e principi ben definiti.
Evidenti sono i riferimenti alle forme euclidee, le cui regole sono rese essenziali all’estremo, manifestandosi in una simmetria monolitica che tanto deve alle monumentali architetture classiche.
L’Umanesimo italiano e l’Illuminismo francese costituiscono i principali ambiti di riferimenti culturali: la simmetria palladiana, la logica di autonomia visiva dei singoli elementi, l’apposizione del sistema trilitico a quello murario, capisaldi dell’architettura rinascimentale. Il progetto ha voluto anche sottolineare la netta distinzione tra elementi portati e portanti arrivando a far coincidere la forma architettonica con quella tecnica. La perdita dell’ornamento, dovuta alla dichiarata semplificazione delle forme, pone infatti maggiore attenzione al proporzionalmente delle parti. I pilastri non sono infatti mai ornamentali ma esplicano chiaramente l’atto del sorreggere.
In accordo con i predetti principi, i materiali impiegati sono poveri perché dovranno trascendere la loro materialità.
Soltanto una piccolissima parte dellʹarchitettura appartiene allʹarte: il sepolcro e il monumento. (...) Se In un bosco troviamo un tumulo, lungo sei piedi e largo tre, disposto con la pala a forma di piramide, ci facciamo seri e qualcosa dice dentro di noi: qui è sepolto qualcuno. Questa è architettura.
(da Architettura, Adolf Loos, 1910)